venerdì 2 marzo 2012

NEWS: Sono venuto in Africa per conoscere Casa Franco

Dal diario di viaggio di Giancarlo, abbiamo estrapolato una pagina in cui ci regala le sue più vive impressioni, delle interessanti interpretazioni, delicate emozioni e le descrizioni degli ambienti che caratterizzano la nostra casa famiglia "Franco" che si trova ad Okola in Camerun. Giancarlo é stato un volontario inviato da Capodarco. Ha vissuto con noi un periodo di grande semplicità in un ambiente che ha pochi riferimenti alle comodità occidentali. Attraverso la vita comunitaria in casa Franco ha potuto conoscere più dall'interno gli aspetti vivi e meno vivi della nostra casa. Giancarlo é arrivato ad Okola il 26 gennaio e questo é, in parte, il suo racconto...

Sono venuto in Africa per conoscere “Casa Franco”, una casa-famiglia della Comunità Internazionale di Capodarco. Sono arrivato la mattina del 24 Gennaio a Yaoundè, ho passato la giornata con Fabio e una famiglia italiana, Michele e Antonella, venuta in Camerun per adottare due bambini; il giorno dopo Fabio mi ha accompagnato a Okola, un villaggio ad una trentina di kilometri da Yaoundè. Qui c’è la casa di accoglienza intitolata a Don Franco Monterubbianesi, fondatore della Comunità di Capodarco. Ci si arriva attraversando lo “Stadio”, un campo polveroso e spelacchiato dove si danno battaglia squadre di calcio locali, si scende per un viottolo scosceso e ci si trova davanti la casa. Ci sono ad aspettarci Honorine, ex suora che è stata in Italia per una ventina d’anni in varie case religiose del suo ordine, ed una ventina di bambini, ragazzi e ragazze che vivono nella casa-famiglia. L’accoglienza è molto calorosa per tonton Fabio (tonton è un titolo di rispetto) e per tonton Giancarlo; portiamo medicine donate dall’Italia, apriamo i cartoni, ci rendiamo conto di quello che hanno mandato. I bambini aiutano ad aprire i pacchi, si fanno fotografare, fanno gran confusione giocando. Honorine, che conosce la cucina italiana, ci ha preparato perfino la pasta al pomodoro, molto apprezzata da me e Fabio. Sistemo le mie cose e mi dedico subito ad osservare le abitudini della casa. Dopo aver giocato e fatto i compiti, i bambini si lavano e aiutano a preparare i tavoli per mangiare qualcosa. Quattro o cinque dei più grandi vanno in una parrocchia ad un paio di kilometri a prendere acqua potabile, pompata manualmente da un pozzo costruito in associazione da vari Enti. Questa è una operazione che viene ripetuta tutti giorni, e che consente di avere acqua da bere. La mattina i bambini si alzano molto presto, prima delle 5, e cominciano a pulire, lavare, spazzare camere, cucina, sala da pranzo, tutti gli ambienti di vita, insomma; alle 7 prendono una mezza tazza di caffè con un pezzo di pane e vanno a scuola, a piccoli gruppi, i più grandi aiutando sempre i più piccoli. La casa rimane silenziosa improvvisamente: in questo momento c’è anche una neonata in famiglia, Francesca Speranza Elettra, abbandonata dalla madre sul ciglio della strada, che è la più vezzeggiata di tutte. Un amore di bambina, molto vispa e intelligente, presa in braccio da tutti, ricoperta di attenzioni e di affetto. I bambini cominciano a tornare da scuola e alle 4 di pomeriggio si apparecchia per il pranzo: piatto unico di riso, a volte con fagioli, a volte con pesce. Si torna a giocare, a lavarsi, a preparasi per mangiare frugalmente quanto è avanzato, prima di andare a dormire. Honorine trasmette principi di educazione, rispetto, solidarietà, la vita è comunitaria, dignitosa, semplice, estremamente povera: nonostante ciò, i bambini sono allegri, si divertono con niente, sono riconoscenti, anche se a momenti affiorano cenni di competizione e gelosia. Il compito di Honorine è estremamente difficile, si occupa di tutti gli aspetti materiali, spirituali, sociali di una famiglia così composita, si occupa anche di medicina ricevendo persone nel piccolo ambulatorio con problemi di salute, e di vario altro genere! La casa è un vero centro di accoglienza ed assistenza, una primordiale comunità, un luogo dove i bambini si sentono a casa propria, con una sola grande mamma che dà loro oltre che da mangiare, dormire, vestirsi, tanto amore e un esempio di vita fraterna. Fabio si occupa della casa volontariamente, si preoccupa soprattutto di garantire un minimo economico per le esigenze quotidiane, tiene contatti per racimolare qualche contributo, è un punto di riferimento indispensabile.

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