domenica 11 settembre 2011

Michele parla della sua esperienza ad Akonolinga

Dal 5 al 7 giugno 2010 ho avuto il piacere di accogliere Michele Garramone in visita al progetto "Jeremie et les autres" . Michele é un giovane ragazzo che sta conducendo una formazione presso l'Ambasciata d'Italia in Camerun. Dopo aver visitato alcune delle realtà apportate dal nostro progetto nel territorio di Akonolinga e nei villaggi circostanti, mi lascia una serie di riflessioni...


"Ritrovarmi un sabato mattina"


Mi sono ritrovato da sabato mattina in un posto africano, uno di quei paeselli a non troppi chilometri dalla città, sospeso tra terra rossa, sole asfissiante e piogge dirompenti.
Pensavo "finirò per conoscere qualcuno, per vedere qualcosa che considererò viva soltanto dopo averne assaggiata la voracità". E poi trasportato dai colori di un uomo bianco che vive tra uomini neri, tra mancanza di elettricità ed acqua, ufficio e bambini orfani, malattie mortali, sorrisi e danze interminabili, sono andato incontro alla paura dell’avventura, cercandola ed evitandola, coinvolto in altruismi ed individualismi esasperati, per capire o probabilmente soltanto per capirmi.
Ho vissuto giorni di incredibile vivacità umana, d’intellettualità e sopravvivenza, in un’esperienza che volge al termine incredibilmente proprio ora che comincia ad avere ragione. Ho visto bambini sorridere per una caramella o per un biscotto, in una di quelle che chiamano case famiglia ed in uno di quei tanti villaggi da venti persone in tutto, che poco rivolgono la voce al mondo, se non per reclamarne l’esistenza tramite l’esigenza impellente di vaccini, medicine e test Hiv. Mi sono accorto della potenza e della fatica della natura soltanto guardando gli occhi di chi veramente la combatte giorno per giorno, oltre ad esserne quasi completamente dipendente. Ho visto uno di quei progetti che vengono portati avanti da quelle persone che dedicano la loro vita in nome di un equità implorata. Ho comprato birra, carne o mango, ho sopravvissuto anche senza acqua calda, riso per un gesto inumano, guardato il pensiero di un uomo tramite l’eco di un lampo nella notte.
Oggi considero me stesso diversamente da quanto mi considerassi quel sabato mattina in cui sono partito. Nascondendomi per tre giorni a guardare, sono approdato ad un lunedì più cosciente. Ho desiderato per tanto tempo tutto questo, ed oggi semplicemente ringrazio di aver vissuto un sogno in un posto chiamato Akonolinga, con un ragazzo di nome Fabio, in un’idea chiamata “Jeremie et les autres”.

Michele Garramone (10/06/2010)

Nessun commento:

Posta un commento