domenica 11 settembre 2011

Storia di Marilise Alebeor

Mari Lise era una ragazza giovane che viveva nel piccolo villaggio di Ngoulmekong, ma la sua é stata una vita che si é interrotta a tredici anni. Suo padre l’aveva abbandonata quando era ancora molto piccola e sua madre si é sempre occupata di lei. La migliore qualità di Mari Lise era la disponibilità verso tutti gli abitanti del villaggio. Questo la faceva amare da tutti e gli ha permesso di avere una vita semplice e senza problemi rispetto a tanti altri giovani come lei. Anche a scuola era molto intelligente e brillante.
Mari Lise aiutava molto sua madre nei lavori di casa. Ma un giorno, mentre la madre era uscita, Mari Lise vide suo padre entrare in casa e, obbligata, part  velocemente con lui. Mari Lise aveva già dieci anni.
Dopo varie ricerche della madre, l'autore di questo rapimento fu scoperto. La rabbia fu grande ma nonostante tutto l’accordo sulla custodia della figlia fu trovato. “Sono d’accordo!” rispose la madre, accettando che la figlia ritorni a vivere con quel padre assente, soprattutto per recuperare quel sentimento perduto e quel rapporto che é venuto a mancare. Per lei, invece, resteranno solo i fine settimana.
Ma un anno più tardi Mari Lise si ammala gravemente a causa della malaria. Suo padre, che di professione fa il macellaio, riesce con non poche difficoltà a recuperare i soldi e guarirla. Ma Mari Lise, sfuggita alla malaria, non riuscirà invece a sopportare le continue e violente controversie tra il padre che ora vuole tutto per lui e sua madre. La tensione porterà la piccola ad ammalarsi fino al coma. Il padre non avverte nessuno, anche questa volta può occuparsi di lei e guarirla. Ma dopo qualche giorno Mari Lise muore.
Una mattina la gente del villaggio vede, con gran sorpresa, un auto parcheggiare vicino le case della famiglia materna. E’ il padre di Mari Lise! Piangendo e con le braccia tese, mostra il corpo della piccola avvolto in un lenzuolo bianco .
“E’ morta Mari Lise l'angioletto; é morta Mari Lise che aiutava tutto il villaggio” la gente commentava accompagnando con lacrime il corpo.

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