scritto da Don Franco Monterrubbianesi, fodatore di Capodarco
Cari amici e cari comunitari delle varie realtà del Movimento di Capodarco,
nello
spirito di essere sempre, come fondatore di Capodarco, unito
profondamente a voi, in questo scritto all’inizio del nuovo anno
sociale, prima di Natale, voglio raggiungere tutti voi, amici vecchi e
nuovi come voi dei castelli romani, quelli sparsi in Italia, a Roma, e
altrove. Ma anche le persone delle Comunità storiche e di quelle realtà
che con l’Associazione di Promozione Sociale Capodarco si stanno
aggregando in un empito forte, non voglio solo farvi avere le notizie
essenziali della nostra vita, ma anche di darvi il coraggio di resistere
tutti con la fiducia che usciremo da questo momento di crisi fatti più
consci e partecipi che le cose cambieranno in meglio.
Ricostruire la
speranza con voi è il senso di questa lettera. Ci stiamo facendo
Movimento di Capodarco, sempre più forte, presente in 22 Province
d’Italia se ci sapremo organizzare come sarà giusto, purtroppo la
situazione di crisi, non solo economica, che abbiamo attraversato ci ha
impedito finora di andare a fondo a tale organizzazione. Ha pesato
molto, in noi, la situazione economica della Comunità di Roma: un
disastro economico che con un piano triennale, che imporrà ancora
sacrifici, cerchiamo di risolvere.
Ma ecco, non divaghiamo, come ricostruire la speranza?
È
una riflessione teologica che faccio da tempo e che propongo alla
vostra riflessione. La crisi è di fondo. Un mondo così cattivo che è già
giudicato dal Dio, che porta la Storia con la morte e risurrezione del
Figlio per i nostri mali, perché da essi vengano il bene e il loro
cambiamento in Resurrezione. Questo non può non succedere. I mali però
sono indescrivibili. Basta un dato: 100 milioni di bambini, dico
bambini!, sulla strada oggi nel mondo. Che mondo può essere il nostro,
dove vengono immolati in tanti martiri questi bambini disperati? In
Brasile, dice il nostro amico padre Renato, dopo tanti anni di storia
terribile sulla strada i bambini si suicidano con il veleno dei topi, in
Africa, in Congo e altrove, li considerano indemoniati perché
aggressivi e li bruciano vivi!
E noi indifferenti! Sì,
indifferenti. Millecinquecentodieci immigrati morti nel Mediterraneo
solo nei primi cinque mesi del 2011, nella nostra indifferenza e
ostilità ai poveri del sud del mondo.
Ma sono i poveri quelli che
nella storia sacra, che Dio conduce realizzano il regno di Dio sulla
Terra, perché soffrendo in Cristo realizzano con lui la resurrezione dai
mali. I moti di libertà del nord Africa, la resistenza delle donne
africane, che noi, riconoscendola, vogliamo premiare con il Nobel per la
pace, i ragazzi dell’Africa e dell’America latina che sulla strada
lavorano, lottano e sperano, e noi ben li conosciamo, il valore della
chiesa dell’America latina che resiste, chiesa viva e popolare, sono
tutti i segni in cui la storia, attraverso i poveri, cammina
stentatamente verso il Regno di Dio. Certo, c’è l’impero del male,
dell’egoismo, del liberalismo, in termini precisi, che ha teorizzato,
assolutizzato come idolatria, che solo la competizione conta, il danaro,
lo sfruttamento, sia della natura che dell’uomo. Per cui i poveri sono
schiacciati, emarginati, e i loro figli abbandonati sulla strada. Ma
ecco: la giustizia di Dio ci sarà, non può non esserci, ci sarà il
castigo. La natura già si ribella, ce lo sta indicando e come ciechi
nella nave che sta affondando, continuiamo a ballare, a danzare
incoscienti. Abbiamo bisogno di giustizia: ci dovrà essere un intervento
di Dio, perché l’umanità è ormai giunta al suo limite e non ne può più.
Non può non scattare il senso della giustizia divina, perché quello che
abbiamo fatto al figlio di Dio lo stiamo facendo ad ogni uomo: la
violenza è diventata epidemica, il bullismo nelle scuole è taciuto ma è
grandissimo. I giovani sono senza futuro. Nessuno lo indica ad essi e
per questo si ‘indignano’.
Allora, in attesa che Dio intervenga,
non per mettere fine al mondo come i falsi profeti ci dicono ma per
aiutarci a cambiare le cose (questo lo dicono anche le scritture,
leggetevi attentamente l’Apocalisse) diamoci da fare per essere d’aiuto a
Lui, per fare la nostra parte, radicalizzando la nostra fede in Lui,
cioè mettendoci con Lui, fino in fondo, dalla parte dei poveri che
portano la speranza del cambiamento. Così unitevi a noi che in Africa e
in America latina cerchiamo di aiutarli partendo proprio dai giovani. Io
ho lanciato questo nuovo grido: “Rifacciamo il ’68 con i giovani”,
perché se i poveri sono i portatori concreti della speranza, perché il
Signore risorge con loro dai mali, che Lui porta con loro, chi la deve
condividere con il loro slancio d’indignazione prima e poi il coraggio
di affrontarli, se non i giovani? Sono solo i giovani a vivere la
speranza prima di noi adulti. Quindi da qui la grande missione che ho
lanciato a Capodarco il 19 agosto, nel mio 55° di sacerdozio e nei miei
80 anni di vita: far nascere, Regione per Regione, la Fondazione
“l’amicizia di Capodarco” per sostenere i progetti dei giovani portati
avanti con noi.
Così qui, ai Castelli, è un gran progetto che sta
nascendo con un locale requisito ai poteri mafiosi e con un Centro
giovanile che cerchiamo di realizzare qui a Grottaferrata come
animazione dei giovani a questo servizio.
Anche a Roma c’è una
grande speranza che sta nascendo, nonostante la situazione debitoria: il
Movimento della Comunità di Roma si sta riorganizzando attorno alla
figura di Augusto Battaglia che è rientrato in Comunità per darci una
mano a rilanciare il protagonismo della Comunità di Roma. Quello che
faremo qui ai Castelli sarà emblematico di ciò che potremmo fare anche a
Roma, divenendo essa il centro del movimento nazionale ed
internazionale di Capodarco. Questi giorni partirà una missione della
mia segretaria internazionale per fare un documentario intitolato
“Costruire amore” sul nostro lavoro in Ecuador. Questo perché giovani e
poveri uniti, insieme, creano amore: la condivisione è la forza presente
nella storia. L’unica forza risolutiva di questa storia terribile in
cui sembra che trionfi l’egoismo. Non è vero! Trionfa solo l’amore nella
storia che Dio conduce nella forza della resurrezione del Figlio. Noi
siamo da sempre la Comune dei risorti, così fummo etichettati nel
passato e cosi ci chiameremo ancora nel futuro.
Allora cari amici e
comunitari, diamoci questo slancio di appartenere al Movimento di
Capodarco. Forti, con noi, nella resistenza alla crisi. Teniamoci
collegati con tutti gli strumenti che vi additiamo, stringiamo i ranghi
anche aiutandoci materialmente. Qui ai Castelli, nella Casa Milly e
Memmo, dal maggio 2010, come vi diceva il depliant che vi ho mandato, le
cose si stanno realizzando e abbiamo iniziato e resistito
economicamente con l’aiuto degli amici.
Però è sul piano
internazionale, che abbiamo un po’ tralasciato per colpa della crisi,
non solo economica, che vogliamo rilanciare con voi la missione. Per cui
dal Cameroun, dove c’è una Casa Franco, a me intitolata dalla nostra
Patrizia, mi è arrivato questo grido:
“In tutta questa
cornice, la casa famiglia vive con i suoi 35 bambini dai 4 ai 15 anni e
con tante difficoltà e ritardi per fortuna riceviamo un po di soldi
dalla Cica che ci permettono di dar da mangiare almeno per due volte al
giorno. Abbiamo coltivato il terreno circostante a verdure, per ridurre
le spese alimentari e Marie Bernard ha costituito un associazione di
donne, chiamata gli amici di «Franco» che ogni tanto ci donano i loro
prodotti dei campi e una mano pratica nella gestione. Per fortuna quando
i bimbi si ammalano, ci pensano le erbe mediche di Marie Bernard e
qualche medicinale raccattato qua e la.
Era a questo che voi ambivate quando ci avete detto di continuare ?
Da
qui noi scriviamo, mandiamo foto e attraverso facebook ed altri sistemi
cerchiamo di far diventare un po più grande il numero degli amici di
casa Franco. La situazione é difficile in questo momento, un po per
tutti lo so, la crisi é una melma che stà prendendo tutti in maniera
indistinta. Ma é in queste situazioni che si dovrebbe essere più uniti,
tutti insieme, comunicando di più e unendo le nostre azioni in tutte le
direzioni possibili, anche nuove direzioni, coinvolgendo gente nuova, ma
insieme. In questo momento quello che io e Marie Bernard sentiamo é
quel senso di abbandono, quel senso che qui siamo soli. Chiaramente il
nostro motore trainante sono i bimbi, i nostri cari bimbi e questo é
fuori discussione. Ma di fronte alla compassione e alle energie, ed ogni
giorno vi assicuro ne servono tante, c’é quella sensazione che da soli
non ce la possiamo fare e che nessuno, da Capodarco, si stà veramente
occupando della casa famiglia "Franco" di Capodarco.”
E’ Fabio che ci scrive da laggiù.
Se
vorrete aiutare il mio lavoro internazionale e locale, su cui abbiamo
tanto da costruire sostenendo i progetti dei giovani, potete fare un
bonifico al mio conto: IBAN = IT97M0558403226000000003092
o
utilizzare il bollettino per versare sul conto postale dell’Associazione
Noi Ragazzi del Mondo: c.c.p.17195041, IBAN
IT92W0760103200000017195041, codice fiscale 97134800586
Contattatemi:
fondatore@capodarco.it, informatevi: www.noiragazzidelmondo.org ,
www.capodarcobaleno.it , http://www.capodarcojeremie.org/index1.html
Facebook:
Capodarco Giovani, Don Franco Monterubbianesi, Fondazione Prima del
Dopo Capodarco onlus, casa famiglia Milly e Memmo e mandateci la vostra
e-mail e vi aggiorneremo continuamente.
Con lo stesso affetto che ho sempre avuto per tutti i miei
figli….
Vostro don Franco
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